Dopo averlo letto, studiato a scuola, visto in mille riproduzioni, soprattutto dopo tutto lo struscio danbrowniano, il Cenacolo di Leonardo visto dal vivo è come un’apparizione. Si presenta magnifico ai miei occhi in tutta la sua semplicità e grandezza. È come se lo guardassi veramente per la prima volta e la sensazione che lascia è di profondo silenzio, di riflessione intima di fronte al più umano dei soggetti sacri.
Piuttosto e prima ancora di andare a cercare le corrispondenze e le verifiche con le tesi del Codice da Vinci sulla Maddalena e il femminino sacro, ciò che colpisce e arresta lo sguardo è la figura di Cristo, solo, al centro della composizione quasi registica che Leonardo ha ideato per raccontare il dramma di un uomo. L’annuncio del tradimento crea sgomento negli apostoli, raffigurati ciascuno in una posa diversa, intenti a commentare e discolparsi, mentre la mano di Giuda e quella di Gesù si avvicinano entrambe, speculari, al pane che sembra legarne i destini.
La figura accanto a Gesù ha effettivamente i tratti molto femminili, lunghi capelli e il suo sguardo è rivolto verso il basso. La veste, azzurra con il drappo arancio, crea un perfetto rimando con quella di Gesù; inoltre è rigonfia, suggerisce la maternità. La possibilità che si tratti davvero di una donna, della donna di Cristo, mi sembra davvero plausibile, anche se il pensiero è condizionato dalla lettura del romanzo e dal tanto parlare sull’argomento.
Che quella di Leonardo fosse solo una provocazione nei confronti della Chiesa o un messaggio al mondo celato in simboli, l’idea che il sacro risieda nell‘incontro di maschio e femmina e che anche Gesù, come tutti gli uomini, abbia dato origine a una famiglia e a una discendenza rende tutta la storia più vera, più vicina e più bella.